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  • Immagine del redattorePaolo Isetti

Parlare e guardarsi negli occhi potrebbe non servire più, arriva la realtà virtuale..

Un connubio che sembra rivelarsi vincente nel supporto alla cura di fobie e disturbi mentali


I disturbi della salute mentale sono diventati negli ultimi anni una vera e propria emergenza mondiale: si stima che una persona su quattro ne soffra in qualche forma, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Qui entra in gioco la psicoterapia che sta fortunatamente diventando sempre più socialmente accettabile e riconosciuta.

Chiunque si renda conto di aver bisogno di un aiuto psicologico può in modo relativamente facile accedere a molteplici forme di supporto, e presumibilmente lo farà: è difficile, parlando con chi ci è più vicino, trovare qualcuno che non abbia mai avuto neppure la minima esperienza di psicoterapia.


Se l'insorgenza crescente di questo tipo di disturbi è una vera e propria piaga, dall'altra parte il cambiamento della percezione nei loro confronti è essenziale per superarli: nessuno può guarire o migliorare se non riconosce il problema e non cerca aiuto.


Quando lo psicoterapeuta si virtualizza.


La difficoltà però è che, in molti casi ci sono ancora dei grossi ostacoli che impediscono un accesso globalizzato alle cure psicologiche equiparabile a quelle fisiche.

Problemi quali i costi ingenti, il tempo necessario, la distanza dallo psicoterapeuta adatto o la difficoltà di trovarlo impediscono ancora a tantissime persone di ricevere l'aiuto che necessiterebbero e vorrebbero.


Dall'altra parte anche per lo psicoterapeuta stesso la terapia tradizionale è un grosso investimento. Dopo un percorso lunghissimo di studi, gli psicologi si trovano a dover sostenere grandi costi per affittare uno studio in location dove i pazienti possano accedere facilmente.


















Per fortuna anche questo campo viene investito dalla tecnologia, e soluzioni assolutamente originali stanno emergendo anche qui. Tra interessanti sviluppi e gli ovvi dubbi di natura pratica ed etica.

La virtualizzazione del supporto psicologico non è certo una novità.

Negli anni sono spuntate come funghi app basate su intelligenze artificiali o chatbot di auto-aiuto, specialmente nel campo della sempre più apprezzata Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT).


Terapia virtuale: dalle videoconferenze alla realtà virtuale


Benvenuti nel mondo della terapia virtuale, dove lo psicologo è in carne ed ossa ma la relazione no.

La modalità più classica è chiaramente quella della videoconferenza: la possibilità di parlare con il proprio terapeuta senza i vincolo della presenza fisica è un supporto enorme verso la possibilità che tutti possano accedere all'aiuto di cui hanno bisogno.

Per non parlare dello psicoterapeuta stesso, che a parità di compenso è in grado di sostenersi adeguatamente perché incorre in costi molto minori.


questa modalità apre anche a nuovi, inediti dilemmi. La terapia virtuale è altrettanto efficace, dato che lo psicologo può vedere il paziente in viso ma magari non avere accesso a tutti i segnali non-verbali? Quali rischi possono esserci in casi più gravi in cui si verifichi un'emergenza e ci sia una grande distanza da colmare per prestare aiuto?

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